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Punizione in carcere a fratello di un pentito, condannati due avolesi

La "colpa" del trentenne sarebbe stata quella - secondo il suo racconto fatto al processo - di essere il fratello di Mario Rizzo, attualmente latitante dopo un tentativo fallito risalente agli anni scorsi di collaborare con la giustizia salvo poi vedersi bocciare, per la scarsa consistenza delle sue dichiarazioni, la richiesta di inserimento nel programma di protezione.

Aggredito brutalmente e sfregiato al volto con una lametta perché era fratello di un pentito. Il giudice monocratico del tribunale di Agrigento, Michele Dubini, ha condannato tre detenuti per le accuse di lesioni aggravate. Si tratta di Sebastiano Cantone, 37 anni, di Avola; Davide Greco, 35 anni di Siracusa e Corrado Caruso, 26 anni, anch’egli di Avola. L’episodio risale al 23 maggio dell’anno scorso. I tre detenuti del carcere Petrusa avrebbero preso di mira il trentenne Alessandro Rizzo, anche lui recluso, già condannato per furti in casa e per avere perseguitato più volte l’ex compagna minacciando di sfregiarla con l’acido.

La “colpa” del trentenne sarebbe stata quella – secondo il suo racconto fatto al processo – di essere il fratello di Mario Rizzo, attualmente latitante dopo un tentativo fallito risalente agli anni scorsi di collaborare con la giustizia salvo poi vedersi bocciare, per la scarsa consistenza delle sue dichiarazioni, la richiesta di inserimento nel programma di protezione.

Lo stesso, peraltro, ha poi ampiamente ritrattato prima di far perdere le sue tracce ed evitare probabilmente di finire in carcere per scontare alcune condanne in arrivo.

I tre detenuti lo avrebbero preso di mira in quanto fratello di un collaboratore di giustizia. Alessandro Rizzo sarebbe stato bloccato e i tre, usando una lametta, gli avrebbero provocato tagli a fronte, volto, naso, collo e coscia provocandogli ferite giudicate guaribili in sette giorni. Il giudice ha inflitto 8 mesi a Cantone; un anno, un mese e 15 giorni ciascuno a Greco e Caruso.

I tre imputati dovranno pure risarcire la vittima che si è costituita parte civile con l’assistenza dell’avvocato Ninni Giardina.


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