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Avola, minaccia, violenza e resistenza a pubblico ufficiale, due avolesi assolti

I fatti risalgono al 2018

Assolti per non avere commesso il fatto. Si conclude così, con una sentenza di assoluzione per “non avere commesso il fatto”, il processo a carico di due avolesi, M.G e M. R, entrambi pregiudicati in ordine a reati inerenti a stupefacenti e a detenzione di armi.

I due erano chiamati a rispondere del reato di resistenza a Pubblici Ufficiali, per avere proferito minaccia e perpetrato violenza nei confronti di due agenti del Commissariato di PS di Avola per fatti avvenuti nel maggio del 2018. La sentenza, emessa dal Giudice Monocratico del Tribunale di Siracusa, ha messo in luce la portata applicativa della fattispecie di reato in contestazione, nel senso di ritenere che, in tema di resistenza a Pubblico Ufficiale, non è necessario, ai fini della integrazione del delitto, che sia concretamente impedita la libertà di azione del Pubblico Ufficiale, essendo sufficiente che si usi violenza o minaccia per opporsi al compimento dell’atto del ufficio o del servizio, indipendentemente dall’esito positivo o negativo di tale azione e dall’effettivo verificarsi di uno ostacolo al compimento degli atti indicati.

Nel caso dei due avolesi, infatti, la difesa degli imputati, rappresentati in giudizio dall’avvocato Natale Vaccarisi, ha dimostrato come dalle stesse dichiarazioni rese dai testi di P.G. non è emersa la finalità della condotta minacciosa, posta in essere dagli imputati, di ostacolare un pubblico servizio. Si è dimostrato come il reato poteva essere, semmai, quello di minaccia eventualmente aggravata dall’essere stata commessa nei confronti di un Pubblico Ufficiale, ma ciò ha indotto il Giudice a emettere una sentenza di non doversi procedere per mancanza di condizione di procedibilità.

In ordine, infine, all’ulteriore reato così come contestato, ovvero di avere cagionato agli agenti intervenuti delle lesioni personali, ha portato il Giudice aretuseo alla emissione, appunto, di una sentenza assolutoria nella sua formula più ampia “per non avere commesso il fatto”, contrariamente a quanto richiesto dall’Ufficio di Procura che aveva invocato una sentenza di condanna degli stessi imputati per entrambi i reati in contestazione, rispettivamente di anni uno e anno uno e mesi quattro di reclusione.


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