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Avola, entra in possesso di monete antiche e omette la denuncia. A processo è assolto per “particolare tenuità del fatto”

La condotta posta in essere dal giovane è di “lieve entità”, in quanto da un punto di vista penale non superava assolutamente la soglia che la rendeva penalmente rilevante

Era accusato di essere entrato in possesso di monete antiche da considerarsi beni culturali omettendo di denunciarne il ritrovamento alla competente autorità: il giudice del tribunale penale di siracusa ha assolto P.A., avolese, classe 1991, difeso dagli avvocati Antonino Campisi e Antonio Cappello.

Con decreto di citazione a giudizio emesso dalla Procura della Repubblica l’1 luglio 2021, veniva incardinato un processo penale nei confronti del giovane, che doveva rispondere di omesso denuncia del ritrovamento di alcune monete antiche ad Avola, nel gennaio precedente.

Aperto il dibattimento, si provvedeva all’ammissione dei mezzi istruttori richiesti dal Pm e dai difensori dell’imputato. All’udienza del 30 gennaio 2024, dichiarata chiusa la fase istruttoria, le parti formulavano le proprie conclusioni e il tribunale si ritirava in Camera di Consiglio per la deliberazione della sentenza accogliendo poi le doglianze difensive dei legali dell’imputato e assolvendo P.A. aderendo alla tesi difensiva che ha fatto emergere come fosse evidente che al caso potesse applicarsi la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto essendo che l’offesa, le modalità della condotta e l’esiguità del danno o del pericolo fossero particolarmente tenui e il comportamento dell’imputato non abituale e ritenendo che il danno arrecato allo stato poteva definirsi contenuto, il tutto, anche in ragione dello stato di incensuratezza del giovane avolese, essendo dunque la condotta posta in essere da p.a., di “lieve entità”, in quanto da un punto di vista penale non superava assolutamente la soglia che la rendeva penalmente rilevante.


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